Minacce e impatti

Invertire la rotta

Le attività antropiche sottopongono gli ecosistemi terrestri e marini a forti fattori di stress, a cambiamenti profondi che avvengono a una velocità che non ha precedenti nella storia del pianeta. La deforestazione, il sovra-sfruttamento delle risorse, la distruzione e la frammentazione di interi habitat, l’inquinamento di aria, acqua e suolo, minacciano tutte le forme di vita.

L’impatto delle attività umane sulla biodiversità non è solo una questione ecologica ma riguarda l’economia, lo sviluppo, la salute, la sicurezza, l’alimentazione, l’etica, il futuro delle giovani generazioni del presente e di quelle che verranno.

Legenda destinatari materiale

Insegnanti e operatori dell'educazione

Studenti scuole superiori

Studenti primarie/secondarie primo grado

Curiosi di natura

Una relazione pericolosa

Negli ultimi decenni i principali fattori di pressione esercitati dagli esseri umani e le modifiche provocate sugli ecosistemi hanno aumentato la loro intensità, nonostante l’allarme lanciato a più riprese da scienziati di tutto il mondo. Le attività antropiche sono a tutti gli effetti da considerare paragonabili alle grandi forze della natura. I cambiamenti indotti nel suolo, negli oceani, nell’atmosfera, nel ciclo idrogeologico e nei cicli biogeochimici dei principali elementi, oltre alla perdita di biodiversità, sono a loro volta causa di molteplici altri cambiamenti difficilmente prevedibili che interagiscono tra loro in maniera complessa e a volte irreversibile.

Inoltre, l’aumento demografico avvenuto in maniera esponenziale negli ultimi due secoli ha comportato una maggiore richiesta di risorse naturali, ha innescato fenomeni migratori e prodotto l’urbanizzazione selvaggia di notevoli estensioni di territorio a scapito delle aree abitate dalla vita selvatica. La crescita vertiginosa della popolazione urbana ha fatto sì che in questo secolo, per la prima volta nella storia, il numero di persone residenti nelle città superasse quello dei residenti in campagna, con ovvie conseguenze peggiorative sul piano delle qualità della vita, della disponibilità delle risorse, degli approvvigionamenti idrici e energetici, della salute, dell’inquinamento.

Oceani in pericolo

Dal mare otteniamo medicine, benessere, salute, cibo, lavoro, cultura, ispirazione, spiritualità. Al mare restituiamo inquinamento e degrado. Sebbene gli oceani possano sembrarci infiniti, dobbiamo imparare a considerarli fragili e in pericolo e a mettere in atto comportamenti sostenibili per proteggerli e proteggere la nostra stessa sopravvivenza.

Le attività umane sottopongono oceani e mari a forti fattori di stress:

 

  • inquinamento di vario genere: petrolio, plastica e sostanze chimiche che immettiamo nelle acque e nell’atmosfera
  • distruzione o frammentazione degli habitat
  • depauperamento delle risorse ittiche, pesca intensiva e illegale
  • alterazione del ciclo dell’acqua, delle grandi correnti oceaniche e del ciclo degli elementi fondamentali per la vita
  • aumento del livello e della temperatura dell’acque e acidificazione
  • urbanizzazione costiera
  • commercio specie selvatiche
  • sfruttamento del mare profondo.

Si ringraziano per i contributi video: Valerio Rossi Albertini

Oceani in pericolo

7:10

Gran parte dell’inquinamento che interessa spiagge, oceani e mari del mondo proviene dalla terraferma ed è costituito da plastica, microplastica e microfibre. Danni e possibili soluzioni.

Acidificazione oceani

7:48

L’anidride carbonica in eccesso amplifica l’effetto serra ma viene assorbita anche dalle masse d’acqua oceaniche che diventano più acide: è il “gemello cattivo” del riscaldamento globale.

Plastica e inquinamento oceani

16:04

Alcune semplici esperienze ci aiutano a capire come è fatta la plastica e perché, se continuiamo così, tra qualche decennio nei nostri mari avremo più plastica che pesci.

Fantasmi nei mari

7:20

I rifiuti più pericolosi e numerosi presenti nel mare sono gli attrezzi da pesca perduti o abbandonati come reti di plastica, trappole, ami e lenze metalliche lunghe diversi chilometri.

In Profondità

Qualche informazione in più per docenti, studenti e curiosi di natura

Urbanizzazione costiera

Il paesaggio costiero nel nostro Paese è stato quasi ovunque sottoposto a forti modifiche dovute azione dell’uomo e alla sua interferenza con il dinamismo naturale tipico delle aree di confine tra la terra e il mare. L’urbanizzazione si è spostata dalle zone interne verso la costa e, più o meno contemporaneamente, la scarsa attenzione alla gestione e alla pianificazione territoriale e il diffondersi di una domanda turistica aumentata esponenzialmente, hanno fatto del paesaggio costiero lo specchio dell’illegalità e del degrado. Oggi gran parte delle coste italiane è costituita da luoghi dove fenomeni come erosione, subsidenza, inquinamento, intrusione salina nelle falde acquifere, frammentazione degli habitat e cementificazione vanno di pari passo ai danni culturali, sociali, economici e ambientali di uno sviluppo che deve essere radicalmente ripensato.  

Tra la terra e il mare

Il “consumo” di costa, cioè il degrado di aree naturalmente deputate a fare da filtro tra la terraferma e il mare, ha portato alla scomparsa, alla riduzione o all’alterazione di litorali sabbiosi e rocciosi, dune costiere, foreste planiziarie o mediterranee, laghi salmastri e zone umide, prati allagati, sostituiti da porti, insediamenti residenziali, turistici, industriali o agricoli. Molte aree oggi parzialmente o completamente sottoposte all’assalto selvaggio del cemento, mantengono ancora tracce dello splendore passato, sia da un punto di vista naturalistico che archeologico. L’istituzione di Aree Marine Protette, Riserve o Parchi nazionali o regionali rappresenta lo strumento più efficace per proteggere paesaggi terrestri e sommersi ancora poco modificati, per tutelare la biodiversità, promuovere un turismo responsabile e gestire il territorio e gli ecosistemi marini in maniera sostenibile a beneficio di tutti.

L’erosione costiera

4:17

Uno dei problemi che più affligge l’Italia, con i suoi 8 mila chilometri circa di coste in prevalenza sabbiose, è l’erosione delle spiagge, amplificata da manufatti, barriere o ripascimenti.

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